{"id":1903,"date":"2023-10-06T12:33:20","date_gmt":"2023-10-06T10:33:20","guid":{"rendered":"https:\/\/multi.leprado.org\/testleprado\/?page_id=1903"},"modified":"2024-04-23T14:36:51","modified_gmt":"2024-04-23T12:36:51","slug":"saint-fons","status":"publish","type":"page","link":"https:\/\/leprado.org\/it\/saint-fons\/","title":{"rendered":"Saint-Fons"},"content":{"rendered":"
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Nel 1866, dopo la festa dell'Assunzione\", racconta padre Jaricot, \"padre Chevrier port\u00f2 con s\u00e9 dodici dei suoi figli - io ero uno di loro - per fare un ritiro [a Saint-Fons] in questa solitudine preferita. La piccola stalla fu scelta come oratorio e trasformata. Padre Chevrier mise nella culla un piccolo Ges\u00f9, simile a quello del Prado. Inizi\u00f2 le iscrizioni, che termin\u00f2 in seguito e che si possono ancora vedere. Questo era il nostro luogo di incontro e di preghiera\" (Jean-Claude Jaricot, Proc\u00e8s de b\u00e9atification, t. 3, art. 139).<\/p>
Il contesto era quello di una fondazione. \"Padre Chevrier prese con s\u00e9 dodici dei suoi figli\" per portarli sulla montagna di Saint-Fons, dove lui stesso amava ritirarsi di tanto in tanto in solitudine. Il numero \"dodici\" richiama ovviamente l'istituzione dei Dodici da parte di Ges\u00f9 sulla montagna: \"Ges\u00f9 sal\u00ec sulla montagna\", scrive San Marco, \"e chiam\u00f2 a s\u00e9 quelli che voleva. Essi vennero da lui ed egli ne design\u00f2 dodici come suoi compagni e li mand\u00f2 a predicare, con l'autorit\u00e0 di scacciare i demoni. Cos\u00ec design\u00f2 i Dodici\" e l'evangelista ne riporta i nomi (Mc 3, 13-19).<\/p>
Il dipinto di Saint-Fons, da Le V\u00e9ritable Disciple. Quando si apre il libro che padre Chevrier, fondatore del Prado, ha scritto per la formazione dei suoi futuri sacerdoti e, pi\u00f9 in generale, per tutti coloro che desiderano seguire il cammino del Vangelo, si nota che egli fa pi\u00f9 volte riferimento al quadro di Saint-Fons.
Nel suo studio sui titoli di Ges\u00f9 Cristo, parlando di Cristo come \"centro verso il quale tutto deve convergere\", scrive: \"La culla, il Calvario e il tabernacolo non sono forse centri verso i quali tutti gli uomini devono andare per ricevere la vita e la pace, e da l\u00ec andare a Dio?\" (Il vero discepolo, p. 104).<\/p>
Nel suo capitolo sulla rinuncia al proprio spirito, padre Chevrier scrive: \"I santi hanno tratto tutte le loro ispirazioni e i loro pensieri dall'amore infinito di Dio - Dio \u00e8 amore - nel lettino, sul Calvario e nel tabernacolo, che sono i tre grandi fari alla cui luce un vero discepolo di Ges\u00f9 Cristo deve condursi\" (Le V\u00e9ritable Disciple, p. 228). Possiamo confrontare questa riflessione di padre Chevrier con le parole di Ges\u00f9 nel Vangelo di San Giovanni: \"Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminer\u00e0 nelle tenebre, ma avr\u00e0 la luce della vita\" (Gv 8,12). Questa luce che \u00e8 Cristo risplende per noi in particolare in questi tre luoghi, che sono anche tre momenti successivi del destino di Ges\u00f9: la culla, luogo e tempo della sua nascita; la croce, luogo e tempo della sua sofferenza e morte; l'Eucaristia, luogo e tempo della sua presenza oltre la morte. E qui possiamo gi\u00e0 vedere quanto sia paradossale l'affermazione di padre Chevrier: a Natale, Ges\u00f9, secondo il Vangelo, \u00e8 nato di notte; quando Ges\u00f9 \u00e8 morto sul Golgota, le tenebre, si dice ancora, erano calate sulla terra e, nell'Eucaristia, il Dio della culla e della croce \u00e8 ancora pi\u00f9 nascosto. Eppure\", dice padre Chevrier, \"se fissate lo sguardo l\u00ec, se vi prendete il tempo di meditare su questi misteri in modo che rivelino il loro pieno significato, scoprirete che \u00e8 qui che l'amore di Dio si manifesta pi\u00f9 intensamente a noi.<\/p>
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