{"id":7076,"date":"2025-02-20T15:10:18","date_gmt":"2025-02-20T14:10:18","guid":{"rendered":"https:\/\/leprado.org\/?page_id=7076"},"modified":"2025-02-28T10:17:35","modified_gmt":"2025-02-28T09:17:35","slug":"alfred-ancel-et-les-pretres-ouvriers","status":"publish","type":"page","link":"https:\/\/leprado.org\/it\/alfred-ancel-et-les-pretres-ouvriers\/","title":{"rendered":"Alfred Ancel e i preti operai"},"content":{"rendered":"
<\/p>\t\t\t\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t
Alfred Ancel (1898-1984), sacerdote della diocesi di Lione (nel 1923), direttore generale dell'Association des Pr\u00eatres du Prado (1942-1971), vescovo ausiliare di Lione (1947-1973). Per ognuno di questi periodi, i contesti non sono specificati per non rendere questo articolo troppo lungo (contesto economico, politico, sociale, culturale, religioso, ecclesiastico), ma fanno parte di questa storia e aiutano a comprenderla. Inoltre, questa panoramica \u00e8 solo una parte della vera storia. Parlare della storia delle O.P. significherebbe parlare della loro vita ordinaria tra la gente, nella classe operaia, negli ambienti popolari, nelle Chiese locali, parlare di ci\u00f2 che vivevano, facevano e pensavano, parlare della loro vita quotidiana, delle loro relazioni, del loro lavoro, della loro militanza, delle loro riflessioni, delle loro discussioni, delle loro azioni, delle loro parole, della loro spiritualit\u00e0, delle loro preghiere.<\/span><\/p>\n A met\u00e0 degli anni '40 (per la precisione dal 1944 in poi in Francia), un piccolo manipolo di sacerdoti-lavoratori (in breve P.O.) \u00e8 apparso come un fenomeno collettivo. Il primo sacerdote diocesano a diventare O.P. fu in Belgio nel 1942. Gli anni 1944-1947 (a volte troppo rapidamente messi in ombra) sono il primo atto della storia dei P.O.<\/span><\/p>\n Nessuno ha fondato i sacerdoti-operai. Nessuno li ha pianificati o programmati. Non sono apparsi all'improvviso. Sono un movimento informale. Si riuniscono in modi diversi. I sacerdoti-operai non sono un'invenzione della Chiesa cattolica, ma un'innovazione del cattolicesimo. Gli anni '40, nel contesto economico, politico, sociale, culturale e religioso dell'epoca, furono un periodo di grande intensit\u00e0 missionaria, di fronte alla crescente consapevolezza del muro che separava la Chiesa dalle masse popolari dell'epoca, in seguito al notevole impatto del libretto La Francia, un paese di missione?<\/em> pubblicato nel settembre 1943, scritto da due cappellani dell'YCW.<\/span><\/p>\n Le prime O.P. dovevano essere una delle componenti di questo movimento missionario. Non erano le uniche, il che costituiva una salvaguardia contro l'autoreferenzialit\u00e0. Erano legate a istituzioni ecclesiali (diocesi, Missione di Parigi, Missione di Francia, ordini e istituti religiosi). Sia chiaro: la Missione di Parigi comprendeva sacerdoti di varie diocesi e sacerdoti inviati dalla Missione di Francia, senza dimenticare che anche i laici facevano parte della Missione di Parigi dal momento della sua fondazione e del suo avvio da parte del cardinale Suhard nel gennaio 1944. A Parigi, quell'anno, due sacerdoti diocesani delle province divennero O.P., e molti altri ne seguirono negli anni successivi. La sorprendente novit\u00e0 dell'esistenza dell'O.P. sollev\u00f2 molti interrogativi perch\u00e9 rivoluzionava l'immagine tradizionale del sacerdote cattolico.<\/span><\/p>\n Alfred Ancel (vescovo ausiliare di Lione nel 1947, all'et\u00e0 di 49 anni) era sensibile alle iniziative del cardinale Suhard, vescovo del rinnovamento missionario a Parigi. Nel 1946, Ancel fond\u00f2 la Missione Part-Dieu a Lione, con l'obiettivo di contribuire all'evangelizzazione del mondo operaio. Affid\u00f2 questa missione a Ren\u00e9 Desgrand, un sacerdote lodigiano che, rapidamente convinto che la classe operaia dovesse essere condivisa attraverso il lavoro, fu assunto nel 1947. Nel 1949, a lui si unirono altri due sacerdoti del Prado che divennero O.P., Paul Guilbert e Jean Tarby. Ancel aiut\u00f2 anche Jean Fulchiron e Ren\u00e9 Margo a passare al lavoro.<\/b><\/p>\n Ancel si preoccup\u00f2 di migliorare le condizioni di vita della classe operaia. All'epoca dei grandi scioperi del novembre-dicembre 1947, pubblic\u00f2 una vigorosa dichiarazione nel bollettino della diocesi di Lione per attirare l'attenzione dei cristiani sulla miseria dei lavoratori e sul diritto alle rivendicazioni salariali. Allo stesso tempo, si preoccupava che la Chiesa potesse rendere possibile la fede in Ges\u00f9 Cristo e la vita cristiana tra queste persone. Ancel era certamente vicino a Suhard, che aveva persino pensato di chiedergli di diventare vescovo ausiliare di Parigi. Entrambi erano ben consapevoli del muro che separava le masse proletarie dalla Chiesa.<\/b><\/span><\/p>\n <\/strong><\/p>\n 1948-1954: verso la fine della campagna del P.O.<\/strong><\/p>\n Il 1947 fu un anno cruciale. Il 1948-1954 fu un altro periodo che si concluse con la cessazione delle attivit\u00e0 dell'O.P. francese il 1\u00b0 gennaio.er<\/sup> Marzo 1954, per decisione della gerarchia vaticana. In una situazione generale molto complicata, questi anni sono delicati da guardare da vicino, senza fare lirismo o ideologia. I documenti dell'episcopato, del Vaticano e dell'O.P. sono abbondanti, ma la storia non si limita alle discussioni e alle relazioni pi\u00f9 o meno intricate, incompatibili o tumultuose tra l'O.P. e la gerarchia della Chiesa cattolica, che sarebbero una visione riduttiva, ideologica e clericale della nostra storia reale.<\/span><\/p>\n Quando Suhard mor\u00ec, il 30 maggio 1949, Ancel invi\u00f2 a Gerlier, il suo cardinale vescovo a Lione, una sorprendente lettera del 2 giugno 1949, riportata qui di seguito: <\/strong>\" Non pu\u00f2 ignorare certe previsioni che si fanno su di me, riguardo alla successione del cardinale Suhard (...). Se mai dovesse venire a sapere che il mio nome \u00e8 stato proposto, le sarei grato se volesse far conoscere alla Nunziatura, prima che vengano fatti altri passi ufficiali, alcune obiezioni che credo, in tutta coscienza, di dover esporre (...).<\/em> \" Dopo aver sottolineato le sue \"carenze personali\", Ancel si \u00e8 detto convinto che il messaggio di Antoine Chevrier sia un'opportunit\u00e0 di \"rinnovamento spirituale\" per la Chiesa.<\/strong> \" Se avessimo ascoltato prima il messaggio di padre Chevrier, mi sembra che non si sarebbe creata la barriera che ora sembra insormontabile tra i lavoratori e la Chiesa. La missione di padre Chevrier risale al 1856. Segu\u00ec di otto anni il Manifesto del Partito Comunista. Ci sono alcune ovvie somiglianze (...).<\/em> \" Infine, dopo aver ricordato i suoi obblighi nei confronti del servizio di ampliamento del Prado, rivel\u00f2 per la prima volta a Gerlier un progetto molto sorprendente che gli stava a cuore <\/strong>: \" ... Spero che, tra qualche anno, potr\u00f2 lasciare il mio posto al Prado ad altri. A quel punto, potrei chiedere al Sovrano Pontefice il permesso di unirmi ai nostri sacerdoti che lavorano nelle fabbriche..<\/strong> Vorrebbero avere un vescovo con loro. Certo, sono contenti della fiducia dimostrata nei loro confronti dalla gerarchia. Ma se avessero un vescovo con loro, i loro compagni di lavoro capirebbero meglio la loro appartenenza alla Chiesa. Rimanendo vescovo ausiliare di Lione, potrei, se potessi vivere con loro, segnare l'unit\u00e0 della Chiesa e il suo radicamento nel proletariato.<\/em> \". Questa lettera di Ancel del 1949 \u00e8 un vero e proprio programma! Contiene tutto ci\u00f2 che ha motivato e formato il suo cammino sulla terra (vedi la conclusione di questo articolo).<\/strong><\/p>\n Nel 1949, su iniziativa della Missione di Parigi, le O.P. (che erano diverse decine) organizzarono la loro prima riunione nazionale; istituirono un segretariato informale e decisero di riunirsi regolarmente a livello nazionale due volte l'anno. Tra il 1950 e il 1954 si tennero 7 o 8 riunioni nazionali. Nel 1951, in una riunione nazionale a Lione, l'O.P. si organizz\u00f2 come un sindacato (facendo esplicito riferimento a un \"segretariato nazionale\" e a una \"commissione esecutiva\"); fu quindi eletta una segreteria nazionale, dalla quale questa o quella O.P. fu deliberatamente esclusa. Questa posizione nei confronti dell'episcopato ha probabilmente complicato le cose nel contesto di una situazione gi\u00e0 difficile in cui si accumulavano sospetti, calunnie, denunce, incomprensioni e avvertimenti nei confronti dell'O.P.. In una situazione sempre pi\u00f9 allarmistica e critica, non era facile vivere la necessaria e feconda tensione tra innovazione e istituzione.<\/span><\/p>\n Tuttavia, negli anni 1948-1954, bisogna riconoscere onestamente e obiettivamente che tra le stesse O.P. (prima del 1954 erano circa 130) c'erano differenze nel modo in cui vedevano la loro presenza, il loro lavoro, il loro impegno e la loro missione nella classe operaia e nelle masse proletarie. Sono sorte anche questioni di leadership e le differenze sono diventate pi\u00f9 marcate e fondamentali, con tensioni molto difficili da conciliare. Queste profonde differenze tra le O.P. sono state spesso messe in ombra dalla loro comune resistenza, dalla loro solidariet\u00e0, di fronte alle incomprensioni e alla diffidenza della gerarchia o alle ingiunzioni del Vaticano. Forse anche le dimensioni spirituali di questo nuovo stile di esistenza sacerdotale furono pi\u00f9 o meno eclissate dalla presa delle ideologie temporali e teologiche.<\/span><\/p>\n In questo contesto, il rapporto di Ancel con i preti operai sar\u00e0 complesso. Tuttavia, la questione dell'evangelizzazione della classe operaia gli stava molto a cuore (si veda l'opuscolo pubblicato nel 1949). Evangelizzare il proletariato<\/em>Nel 1950, Ancel era membro della Commissione episcopale per il mondo del lavoro. Gli sembrava che le O.P. stessero andando nella direzione sbagliata, in particolare a causa dell'influenza del coinvolgimento temporale del sacerdote nel movimento operaio. D'accordo con i vescovi che avevano delle O.P. nelle loro diocesi, pens\u00f2 al progetto di un Direttorio che guidasse l'attivit\u00e0 delle O.P. Nel 1950-1951, dato che la questione del Direttorio aveva suscitato numerose reazioni e discussioni da pi\u00f9 parti, questo progetto controverso, cos\u00ec come era stato formulato, non aveva alcuna possibilit\u00e0 di successo, data l'atmosfera dell'epoca. Criticato, disconosciuto, trovandosi in un certo senso squalificato, non volendo essere d'intralcio, Ancel pass\u00f2 in secondo piano a livello nazionale e locale, senza per\u00f2 perdere interesse per la P.O. Anzi, continu\u00f2 a pensare all'utilit\u00e0 dei sacerdoti che lavoravano come operai, ipotizzando anche \" chiedere al Sovrano Pontefice il permesso di unirsi ai nostri sacerdoti che lavorano nelle fabbriche<\/em> \", come scrisse nella sua sorprendente lettera del giugno 1949.<\/b><\/p>\n <\/strong><\/p>\n Lettera di Ancel dell'agosto 1953<\/strong><\/p>\n Una lettera indirizzata al cardinale Gerlier il 12 agosto 1953, riguardante la fondazione di un \"Centro per l'educazione alla salute\". missione ouvri\u00e8re del Prado<\/em> \" (in seguito indicato pi\u00f9 modestamente come \" a<\/em> comunit\u00e0 pradosiana in un quartiere operaio<\/em> \") rivela come Ancel abbia previsto la realizzazione del progetto che stava maturando in lui dal 1949<\/strong>. \" <\/span>... Sento di non avere il diritto, in coscienza, di permettere ai sacerdoti del Prado di entrare nel mondo del lavoro se non vado con loro. Avrei l'impressione di essere come un vicario apostolico in Estremo Oriente che volesse dirigere i suoi sacerdoti restando a Parigi... I miei contatti con l'A.C.O. e con le parrocchie operaie, la mia appartenenza a un'associazione di lavoratori, la mia presenza nel mondo del lavoro. e con le parrocchie operaie, la mia appartenenza all'episcopato e le relazioni che ho avuto con i preti operai, la mia formazione dottrinale e i miei studi sociali sulla condizione operaia e sul marxismo, mi sembrano offrire alcune garanzie per un ministero che sar\u00e0 estremamente difficile se vuole essere, allo stesso tempo, pienamente fedele alla Chiesa e veramente presente al mondo operaio... Mi sento attratto, in modo costante e quasi invincibile, verso la povert\u00e0 e verso i poveri. Certo, ho fallito pi\u00f9 di una volta nell'essere fedele a questa attrazione, ma ne sono continuamente richiamato. \u00c8 pi\u00f9 forte di me. Sento fortemente che non sarei in pace se prendessi una decisione che mi impedisse di essergli fedele... <\/em>\"<\/span> All'epoca in cui Ancel scrisse questa lettera, la prospettiva che la P.O. venisse interrotta per decisione della gerarchia stava diventando sempre pi\u00f9 chiara.<\/strong><\/p>\n <\/strong><\/p>\n Lo shock dell'1er<\/sup> Marzo 1954<\/strong><\/p>\n Il 1er<\/sup> Il marzo 1954 fu la data finale della cessazione degli O.P. francesi, una decisione presa dal Vaticano e attuata dall'episcopato francese. Le O.P. belghe si fermarono alla fine di luglio del 1955, quando erano otto. Le O.P. francesi si trovarono di fronte a una scelta impossibile, una decisione cruciale: lasciare il lavoro e rimanere nella Chiesa o rimanere al lavoro e lasciare la Chiesa. Alcuni O.P. esitarono molto, altri cambiarono posizione nei giorni, nelle settimane o nei mesi successivi. Erano circa 85-90 alla vigilia del 1\u00b0 gennaio.er<\/sup> marzo, tra cui 5 pradosiani. Alcuni O.P. si erano gi\u00e0 licenziati in precedenza o non erano direttamente interessati dall'ultimatum. Circa quaranta O.P. decisero di lasciare temporaneamente il lavoro e di rimanere nella Chiesa. A partire dal 1954, si impegnarono gradualmente a difendere questo stile di vita sacerdotale e, in accordo con i loro vescovi, tornarono gradualmente a svolgere lavori di tipo operaio, tenendo pi\u00f9 o meno conto delle condizioni restrittive stabilite dalla gerarchia per lavorare. Circa cinquanta O.P. decisero di rimanere al lavoro e di lasciare la Chiesa. Tra questi, diversi hanno lasciato la classe operaia per intraprendere carriere professionali pi\u00f9 adatte alla loro istruzione, cultura e capacit\u00e0; hanno sposato una fidanzata pi\u00f9 o meno rapidamente o pi\u00f9 tardi. Una ventina di altri, molti dei quali sono rimasti celibi, hanno continuato il loro impegno nella classe operaia e nel movimento sindacale.<\/span><\/p>\n La storia non \u00e8 finita nel 1954 o nel 1959. La rinascita dell'O.P. nel 1965 non \u00e8 avvenuta all'improvviso, non \u00e8 caduta dal cielo. Dopo la decisione della gerarchia cattolica di interrompere l'O.P. il 1\u00b0 gennaio 1965, la Chiesa ha deciso di interrompere l'O.P..er<\/sup> marzo 1954, ci fu un nuovo colpo da Roma nel luglio 1959. A quel tempo, non erano in molti a credere in un possibile futuro per questa forma di esistenza sacerdotale iniziata da un manipolo di O.P. in Francia e in Belgio negli anni Quaranta.<\/span><\/p>\n In queste circostanze molto sfavorevoli, Ancel port\u00f2 comunque avanti il sorprendente progetto, che portava dentro di s\u00e9 dal 1949, di andare a vivere in un certo modo nella condizione operaia. Dopo aver chiesto e ottenuto il \"permesso\" dal Vaticano il 15 giugno 1954, Ancel, insieme ad altri quattro membri del Prado (laici consacrati e sacerdoti), cre\u00f2 una piccola comunit\u00e0 Prado nel quartiere operaio di Gerland a Lione, che prevedeva di vivere vicino al proletariato e di condividere la condizione operaia attraverso il lavoro, dato che lui stesso lavorava come operaio a domicilio. Questa comunit\u00e0 senza precedenti dur\u00f2 fino al luglio 1959, quando fu nuovamente vietata dal Vaticano. Nonostante i limiti di questo esperimento, si trattava comunque di un tipo di episcopato assolutamente inedito! E forse anche un piccolo segno di speranza.<\/b><\/span><\/p>\n In diverse occasioni, Ancel ha testimoniato la grande intensit\u00e0 spirituale vissuta durante questo periodo a Gerland. Nel 1959, quando dovette adeguarsi alla decisione del Vaticano di cessare questa esperienza <\/strong>(lettera del 27 luglio 1959 al cardinale Ottaviani, uno dei pilastri del Vaticano) :<\/strong> \"Credo di poter dire che questo quinquennio \u00e8 stato uno dei pi\u00f9 fruttuosi del mio ministero\".<\/em>. <\/em>Nel 1963 <\/strong>(nel libro Cinq ans avec les ouvriers p.364) :<\/strong> \"Posso ammettere di aver imparato di pi\u00f9 spiritualmente nei cinque anni trascorsi a Gerland che nel resto della mia vita sacerdotale. <\/em>Nel 1972 <\/strong>(al momento del 25e<\/sup> anniversario della sua ordinazione episcopale) :<\/strong> \"Ricordo soprattutto gli anni trascorsi a Gerland, tra gli operai, cercando di condividere io stesso qualcosa della condizione operaia. Penso che quegli anni siano stati i pi\u00f9 ricchi e fruttuosi del mio episcopato, sia spiritualmente che apostolicamente... \u00c8 stato l\u00ec che mi sono sentito pi\u00f9 vescovo e successore degli Apostoli\". <\/em>La fine di questa esperienza operaia, nel 1959, fu certamente una profonda prova spirituale per Alfred Ancel, nel suo incrollabile attaccamento alla Chiesa, uno sradicamento spirituale che lo svuot\u00f2 di s\u00e9. Si potrebbe dire che la vera vita spirituale \u00e8 fisica!<\/strong><\/p>\n <\/strong><\/p>\n L'interruzione del 1959<\/strong><\/p>\n La decisione dell'O.P. del 1\u00b0 marzo 1954 fu principalmente una misura disciplinare presa dalla gerarchia episcopale, mentre quella del luglio 1959 fu pi\u00f9 che altro una misura dottrinale. Il 3 luglio 1959, una lettera del Sant'Uffizio (l'ufficio dottrinale del Vaticano) fu inviata all'arcivescovo Feltin di Parigi, presidente della Missione Operaia, e al vescovo Li\u00e9nart di Lilla, presidente dell'Assemblea dei Cardinali e degli Arcivescovi. Questo documento interno fu pubblicato su Le Monde (15 settembre 1959) e su La Croix (16 settembre 1959). Sotto forma di dichiarazione dottrinale, questa lettera vietava ai sacerdoti di svolgere qualsiasi attivit\u00e0 professionale retribuita, a significare l'incompatibilit\u00e0 tra il sacerdozio e la vita operaia, tra la vita del sacerdote e la condizione operaia.<\/span><\/p>\n Tuttavia, questo divieto rimarr\u00e0 largamente inefficace, come se il Vaticano si fosse accontentato di una dichiarazione di principio. \u00c8 come se il Vaticano avesse detto: lo vietiamo, ma lo lasciamo stare, aggiriamo il divieto, vediamo cosa succede. In effetti, gli O.P. che hanno trovato lavoro dopo il 1954 non lo hanno pi\u00f9 lasciato. D'altra parte, senza essere rinnegato, un numero significativo di sacerdoti ha intrapreso un lavoro retribuito, in modo discreto e spesso a tempo parziale. Essi consideravano il lavoro come un mezzo per essere presenti, per essere vicini alla gente e per fare apostolato nel mondo del lavoro. Tuttavia, la questione irrisolta era quella del lavoro a tempo pieno, della vita da operaio, della condivisione della condizione operaia, della possibilit\u00e0 di coinvolgimento nel movimento sindacale, nelle lotte sociali, nei movimenti di liberazione, un impegno temporale che costituiva la principale complicazione e confusione tra la gerarchia cattolica e gli OP.<\/span><\/p>\n <\/span><\/p>\n <\/span><\/p>\n Iniziative P.O.<\/strong><\/p>\n L'O.P. che \u00e8 rimasto al lavoro il 1er<\/sup> Nel marzo 1954 (erano una cinquantina), si considerarono e si dichiararono in contrasto con l'istituzione ecclesiastica. A partire dal 1957, alcune di loro presero l'iniziativa di formare un gruppo composto da O.P., la maggior parte delle quali rimasero nubili, impegnate nella classe operaia, nel lavoro manuale, nel sindacalismo e nella fedelt\u00e0 a una vita operaia militante quotidiana. Dal 1957 al 1965, organizzarono incontri nazionali, con un numero variabile di partecipanti (da 10 a 20), ai quali talvolta invitavano l'uno o l'altro membro della Chiesa istituzionale. Nel giugno 1964, quindici di loro scrissero una lunga \"Lettera ai Padri del Concilio\". In seguito, queste O.P. si sarebbero definite o si sarebbero definite \"insubordinate\", mentre le altre non si sarebbero definite \"sottomesse\". Per una serie di ragioni, in ambienti diversi, il termine \"insubordinato\" ha iniziato a prendere piede negli anni '80.<\/span><\/p>\n Diversi degli O.P. che hanno lasciato il lavoro temporaneamente il 1er<\/sup> marzo 1954 non si sottomise alla decisione disciplinare della gerarchia, ma la accett\u00f2. Negli anni 1954-1965, la loro tenacia mantenne viva la speranza di una ripresa, amplificata dalla prospettiva di un Concilio. Molto rapidamente, la maggior parte di loro si riun\u00ec, con alcuni vescovi, per intraprendere una riabilitazione di questo modo di vivere il sacerdozio e per prevedere delegazioni a Roma. La maggior parte di loro trov\u00f2 rapidamente lavoro in piccole o medie imprese, con il consenso del proprio vescovo. Fecero diverse delegazioni a Roma, e una fu finalmente ricevuta da Giovanni XXIII nel febbraio 1960. Alla fine del 1964, i P.O. erano una quarantina, la maggior parte dei quali apparteneva alla prima generazione prima del 1954. Per rispettare la storia reale ed evitare un'interpretazione tendenziosa, romantica o ideologica, sarebbe preferibile dire gli insubordinati dentro la Chiesa e gli insubordinati fuori dalla Chiesa.<\/span><\/p>\n Nella Chiesa cattolica, questo periodo \u00e8 stato ovviamente segnato dal grande evento del Concilio Vaticano II (aperto l'11 ottobre 1962 e chiuso l'8 dicembre 1965). Il 25 gennaio 1959, Giovanni XXIII, eletto Papa tre mesi prima, annunci\u00f2 la sua intenzione di convocare un Concilio davanti a un'udienza di cardinali sbalorditi. Senza considerare la Francia come il centro del mondo, dovremmo tracciare un collegamento tra l'intenzione di Giovanni XXIII e il fatto che egli era stato rappresentante del Vaticano in Francia, a Parigi, dalla fine del 1944 al 1953, dove era stato testimone di tutto ci\u00f2 che si cercava di fare a livello apostolico, anche se era molto riservato nei confronti dell'O.P. Dovremmo anche menzionare il notevole impatto dell'enciclica di Giovanni XXIII \"Pace sulla Terra\", nel 1963.<\/span><\/p>\n Il 23 ottobre 1965, durante l'ultima sessione del Concilio Vaticano II, l'episcopato francese, riunito a Roma in sessione plenaria, \" propone, con l'accordo della Santa Sede, di autorizzare un piccolo numero di sacerdoti a lavorare a tempo pieno nelle fabbriche e nei cantieri, dopo un'adeguata preparazione. Questa autorizzazione al lavoro manuale salariato, attualmente molto limitata, \u00e8 prevista per un periodo iniziale di tre anni... Questa iniziativa sar\u00e0 di competenza del Comitato Episcopale per la Missione Operaia, che \u00e8 autorizzato, a nome dell'episcopato, a monitorare questa prima fase.<\/em> \". Il 7 dicembre 1965, alla vigilia della chiusura del Concilio Vaticano II, fu promulgato il decreto sul ministero e la vita dei sacerdoti. Questo decreto (capitolo 2, paragrafo 8) elenca le varie funzioni dei sacerdoti come segue coloro che lavorano manualmente e condividono la condizione di classe operaia<\/em> \".<\/span><\/p>\n Alfred Ancel ha certamente investito molto di s\u00e9, in modo umile e determinato, nei lavori del Concilio Vaticano II. Nel 1964 fu eletto presidente della Commissione episcopale per il mondo del lavoro (ne era membro dal 1950) e membro del Comitato episcopale ristretto dei vescovi per la missione operaia (istituzione fondata nel 1957). \u00c8 in questa veste che ha scritto delle note sul lavoro dei sacerdoti. Dopo le vicissitudini di un Direttorio per l'O.P. (1950-1951), infine abbandonato, Ancel si ritir\u00f2 umilmente dal collettivo dell'O.P., pur continuando a credere in questa forma di esistenza sacerdotale.<\/b><\/p>\n Nel momento decisivo in cui l'episcopato francese rilanci\u00f2 l'O.P. (1964-1965), possiamo pensare che Alfred Ancel, in modo discreto, sia stato probabilmente uno dei protagonisti. Inoltre, come altri vescovi presenti al Concilio, anche lui era motivato dalla visione di una Chiesa al servizio dei poveri (si veda il suo opuscolo La Chiesa e la povert\u00e0<\/em> pubblicato nel 1964). Nonostante le sue forti riserve sull'impegno temporale dei sacerdoti, Ancel non metteva in dubbio la presenza di sacerdoti operai. In una lettera del 1978 esponeva, in modo pi\u00f9 sfumato e favorevole, ci\u00f2 che era diventato il suo pensiero sul coinvolgimento dei sacerdoti nel movimento operaio.<\/b><\/p>\n <\/strong><\/p>\n 1966-1974: un nuovo boom per l'OP.<\/strong><\/p>\n Il 1966-1967-1968 fu un \"periodo iniziale di tre anni\" per il passaggio dei sacerdoti nel mondo del lavoro, secondo la decisione dell'episcopato francese. La responsabilit\u00e0 diretta di questo avvio \u00e8 stata affidata a una \"\u00e9quipe ristretta\" nominata dal Comitato episcopale per la missione operaia. Questa \u00e9quipe \u00e8 composta da cinque sacerdoti (un animatore ufficiale; un P.O. degli anni '40 e della Missione di Parigi; il segretario generale della Mission ouvri\u00e8re; un responsabile della Mission de France; un rappresentante degli istituti e degli ordini religiosi).<\/span><\/p>\n Nel 1966, l'elenco dei sacerdoti autorizzati a lavorare come operai fu stilato diocesi per diocesi, secondo i criteri stabiliti dalla Mission ouvri\u00e8re. In questo elenco ufficiale, c'erano 52 nomi, tra cui un P.O. precedente al 1954, e tra questi 8 sacerdoti di Prado. Furono divisi in una quindicina di squadre. Molti dei 52 candidati erano gi\u00e0 stati coinvolti nella vita lavorativa in vari modi. Per questo primo invio, i volontari erano pi\u00f9 numerosi del numero limitato previsto, il che ha generato una certa frustrazione.<\/span><\/p>\n Il 4 ottobre 1966, nel seminario vocazionale per adulti di Morsang-sur-Orge, si tenne una sessione finale di preparazione per questi sacerdoti. Ad Ancel fu chiesto di guidare il ritiro spirituale. Inizi\u00f2 come segue:<\/strong> \" Vorrei esprimere la mia gioia nel vedervi qui riuniti. Abbiamo sofferto molto, tutti noi che, in passato, abbiamo dovuto interrompere il nostro lavoro; ma \u00e8 una gioia per noi e un'immensa speranza vedere che ci\u00f2 che \u00e8 stato iniziato ieri continuer\u00e0 domani. Senza dubbio le modalit\u00e0 non saranno le stesse, ma l'impulso profondo \u00e8 lo stesso. Attraverso la nostra presenza sacerdotale in mezzo al mondo del lavoro, vogliamo mostrare loro in modo concreto che tutta la Chiesa, con i suoi laici e sacerdoti, \u00e8 con loro. Vogliamo anche portare loro il messaggio di Cristo, certamente nella sua interezza, ma in modo che possano comprenderlo e accettarlo. La presenza di un segno, la presenza dell'evangelizzazione, \u00e8 quello che volevano i primi sacerdoti-operai, ed \u00e8 quello che volete anche voi, che state per andare a lavorare. La seconda ondata segue la prima; \u00e8 lo stesso flusso.<\/em> \"<\/p>\n Alla fine del 1965, la decisione gerarchica di rendere possibile il ritorno dei sacerdoti al lavoro in fabbrica fu un evento piuttosto sorprendente per la Chiesa, che non ci credeva. Tuttavia, non appena furono istituite le nuove \u00e9quipe di \"preti al lavoro\", dal 1966 al 1968, le reazioni furono diverse e durature. Nell'ambiente dell'O.P., alcuni erano pi\u00f9 sensibili alla decisione gerarchica di \"assumere\", altri alle condizioni di questa \"assunzione\" (\"compromessi\" per alcuni). D'altra parte, alcuni si sono sentiti pi\u00f9 di altri sotto la tutela di Mission ouvri\u00e8re; anche le nuove \u00e9quipe si sono trovate ben presto strette negli accordi stabiliti. Anche se l'obiettivo principale era stato raggiunto (la possibilit\u00e0 di lavorare come un operatore), i sistemi messi in atto potevano sembrare, in misura maggiore o minore a seconda del luogo, pi\u00f9 una supervisione che un sostegno. Il chiarimento \u00e8 arrivato gradualmente, accelerato dagli eventi del 1968. \"Preti al lavoro\" fu il nome ufficiale adottato dalla gerarchia, ma altrove si continu\u00f2 a usare il termine \"preti-lavoratori\".<\/span><\/p>\n Nonostante un accordo stipulato il 30 maggio 1966 tra Mission ouvri\u00e8re e Mission de France, la decisione episcopale di affidare a Mission ouvri\u00e8re il compito port\u00f2 a tensioni pi\u00f9 o meno attenuate tra queste due istituzioni ecclesiali, tra le stesse P.O. e anche a una crisi interna a Mission de France nel 1969 con le dimissioni della sua \u00e9quipe centrale. Nel 2014, nella cartella stampa presentata in occasione del 60\u00b0 anniversario della Costituzione Apostolica data da Papa Pio XII a questa istituzione ecclesiale (1), la Missione di Francia \u00e8 stata oggetto di una serie di discussioni.er<\/sup>Agosto 1954), la stessa Mission de France riporta questa crisi interna come segue: \" 1965: Papa Paolo VI autorizza la ripresa dei sacerdoti-operai in un contesto di conflitto tra Mission Ouvri\u00e8re e Mission de France. 1969: il Consiglio della Mission de France si dimette. Ritiene che il suo ruolo preminente di strumento missionario della Chiesa in Francia non sia ascoltato dall'episcopato.<\/em> \"<\/span><\/p>\n Poi arriv\u00f2 l'onda d'urto delle agitazioni sociali nella primavera del 1968 (in particolare il \"Maggio dei lavoratori\"). Quell'anno, a Pentecoste 1968, si pensava di fare un bilancio dei primi tre anni, ma visti gli eventi si rimand\u00f2 al giorno di Ognissanti. Questo incontro nazionale riun\u00ec in un unico collettivo le ex \u00e9quipe dell'O.P. ribelli alla Chiesa (coloro che avevano lasciato il lavoro il 1\u00b0 gennaio).er<\/sup> marzo 1954 e che in seguito erano tornati al lavoro dipendente in accordo con i rispettivi vescovi) e le nuove \u00e9quipe inviate nel 1966. Al termine dell'incontro, otto delegati P.O. sono stati eletti nella nuova \"\u00c9quipe Nationale des Pr\u00eatres-Ouvriers\" (E.N.P.O.).<\/span><\/p>\n Negli anni 1969-1973, l'E.N.P.O. si orienta verso un'\u00e9quipe autonoma composta da O.P. eletti dalle regioni (uno per regione o gruppo particolare). Nel 1971 si tenne a Roma il Sinodo dei Vescovi, con due temi principali: il sacerdozio ministeriale e la giustizia nel mondo. L'E.N.P.O. invi\u00f2 un contributo che fu pubblicato da Mission ouvri\u00e8re: \" I sacerdoti-lavoratori, cosa vivono, cosa pensano del sacerdozio ministeriale<\/em> \". Nel 1973, l'E.N.P.O., pur rimanendo legata e presente in diversi organismi ecclesiastici in Francia, si \u00e8 costituita, per motivi pratici, come Associazione ai sensi della legge del 1901 (G.U. dell'8-9 ottobre 1973), rimanendo lo status canonico di ogni P.O. quello di sacerdote di una diocesi o di sacerdote della Missione di Francia o di membro di un ordine o istituto religioso. Poi, nel 1974, per la prima volta, l'E.N.P.O. ha eletto un P.O. come segretario, riconosciuto come tale dalle autorit\u00e0 ecclesiastiche.<\/span><\/p>\n Nel contesto molto particolare del periodo post-1968, critico nei confronti delle istituzioni, diverse correnti attraversarono il clero francese e molti sacerdoti lasciarono il ministero. Gli anni 1969-1974 videro l'arrivo di nuove O.P., sempre pi\u00f9 numerose nel corso degli anni, e allo stesso tempo un ampliamento della diffusione geografica (nelle regioni, nella maggior parte dei dipartimenti, nelle piccole e medie citt\u00e0 e nelle zone rurali). Si collegarono con l'E.N.P.O., la cui preoccupazione principale non era lo status sociale del clero o la trasformazione istituzionale della Chiesa. Quasi tutte le O.P. erano coinvolte nel sindacalismo, con la CGT o la CFDT. Nel 1974, in Francia c'erano circa 750 O.P., tra cui una sessantina di pradosiani. Poi, dal 1975 al 1985 circa, il movimento delle O.P. ha raggiunto il suo apice (eravamo in tanti allora, ed eravamo in gran forma!), un periodo in cui sembrava giusto non diventare \"un corpo sacerdotale separato\" nella Chiesa, come si diceva allora. In misura minore, il movimento degli O.P. si svilupp\u00f2 in Belgio, Italia e Spagna.<\/span><\/p>\n Dopo il Concilio Vaticano II, Alfred Ancel continu\u00f2 a presiedere la Commission \u00e9piscopale du monde ouvrier (CEMO), e fu rieletto presidente nel 1967. Fu anche uno dei cinque vescovi che componevano il Comit\u00e9 \u00e9piscopal de la mission ouvri\u00e8re (il CEMO), che il 29 giugno 1965 firm\u00f2 la redazione di un importante documento dell'epoca, il sacerdozio nella missione dei lavoratori, <\/em>redatto dal Secr\u00e9tariat National de la Mission Ouvri\u00e8re. Il 27 ottobre 1968, Ancel e Marius Maziers hanno firmato insieme un Lettera ai cattolici in Francia da parte dei vescovi della Commission du monde ouvrier e del Comit\u00e9 de la mission ouvri\u00e8re<\/em>. Nel 1972, era un \" Le riflessioni del CEMO nel dialogo con gli attivisti cristiani che hanno scelto l'opzione socialista<\/em> \".<\/b><\/p>\n Nel 1971, Alfred Ancel fu coinvolto nella Pastorale dei Migranti. Gi\u00e0 negli anni '30 aveva prestato particolare attenzione alle famiglie italiane che vivevano in misere baracche nel quartiere Gerland. Nell'ultima parte della sua sorprendente carriera, mostr\u00f2 grande attenzione per le varie comunit\u00e0 di immigrati. Nelle numerose riunioni a cui partecipava, incoraggiava i partecipanti a comprendere meglio la posta in gioco del fenomeno migratorio. Negli ultimi anni della sua vita, fu presente nella comunit\u00e0 magrebina del quartiere di Place du Pont, vivendo in un povero appartamento di un vecchio edificio.<\/b><\/p>\n Al momento della morte di Alfred Ancel, l'11 settembre 1984, Henri Krasucki, all'epoca segretario generale della CGT, scrisse al cardinale Decourtray, arcivescovo di Lione: \" So che in lui l'uomo di Chiesa si \u00e8 fuso con i suoi pensieri e le sue azioni. Rispetto questa verit\u00e0. Da tempo conosco e ammiro la sua storia di vita, la sua comprensione del mondo, degli umili e degli oppressi. La sua comprensione del mondo del lavoro cos\u00ec com'\u00e8 e del movimento operaio mi sta particolarmente a cuore, senza ridurre la portata del suo lavoro e la sua visione dell'umanit\u00e0 [...] \u00c8 stato un pioniere di grande levatura, aprendo strade che sono convinto abbiano un grande futuro.<\/em> \" (telegramma del 13 settembre 1984).<\/b><\/p>\n La traiettoria di Ancel \u00e8 stata fedele alla sua sorprendente lettera del 1949 (vedi l'inizio di questo articolo). Questa lettera \u00e8 stata come una tabella di marcia, in particolare facendo un audace paragone tra la missione di conversione di Antoine Chevrier nel Natale del 1856 e la pubblicazione nel 1848 del Manifesto del Partito Comunista (all'epoca non esisteva un partito politico cos\u00ec chiamato). La lettera di Ancel rivela: 1- il suo desiderio di vivere come vescovo nella condizione operaia (cosa che realizzer\u00e0 in un certo senso dal 1954 al 1959), senza la pretesa di essere un \"vescovo operaio\"; 2- la sua convinzione che l'esistenza e il carisma di Antoine Chevrier, fondatore del Prado, siano un'opportunit\u00e0 per il rinnovamento spirituale della Chiesa, un dono gratuito a favore di tutta la Chiesa; 3- la sua attenzione alle questioni sociali, la sua presenza tra i poveri, il suo interesse per lo studio del marxismo, il suo dialogo aperto con militanti e dirigenti comunisti; 4- il suo impegno costante, basato su un'intensa vita spirituale, per una Chiesa aperta ai poveri.<\/b><\/p>\n Alfred Ancel mor\u00ec nel settembre 1984, cinque anni prima della caduta del Muro di Berlino nel novembre 1989. Gli anni successivi videro la disgregazione dell'URSS e il crollo dei sistemi comunisti nell'Europa orientale. Si potrebbe quindi pensare che gli obiettivi di Ancel fossero superati. D'altra parte, il periodo d'oro dei preti-operai risale a mezzo secolo fa (1975-1985). Il mondo e le societ\u00e0 sono cambiati notevolmente, \u00e8 ovvio, non \u00e8 finita e dobbiamo aspettarci l'inaspettato! La storia della Mission Ouvri\u00e8re e della P.O. - come quella della Chiesa cattolica - non \u00e8 perfetta. Ma non dobbiamo dimenticare o disdegnare la dimensione spirituale, cristica e liberatrice che ha animato le preoccupazioni missionarie di questi primi periodi a partire dagli anni Quaranta.<\/span><\/p>\n Oggi, come in passato, molte persone sono sfruttate, oppresse, escluse, disprezzate, maltrattate e dimenticate. I potenti, i padroni e i loro imperi continuano a imporre il loro sistema di dominio. Ci sar\u00e0 sempre bisogno di movimenti di liberazione. Mi viene in mente Gustavo Guti\u00e9rrez, passato all'eternit\u00e0 il 22 ottobre 2024. \u00c8 riconosciuto come \"il padre della teologia della liberazione\", che ha promosso come spiritualit\u00e0 liberatrice, molto pi\u00f9 rivoluzionaria delle teologie progressiste. La storia e l'esistenza della Missione Operaia e dei sacerdoti operai pu\u00f2 essere vista come uno dei segni del mistero di Dio incarnato, che si estende oltre le Chiese. Il cristianesimo pu\u00f2 quindi essere visto come un tipo o uno stile di vita (questo \u00e8 anche il titolo di un libro di Christoph Theobald: Il cristianesimo come stile<\/em>) e un'insurrezione-resurrezione dell'essere umano. Possiamo anche vedere lo sviluppo umano come una questione religiosa, teologica e spirituale molto importante. Ci sar\u00e0 sempre una chiamata, nonostante le forze contrarie, a servire lo sviluppo umano, a far nascere e rinascere la vita, a essere co-creatori di un mondo buono e gentile sulla scia dello splendido poema della creazione di sette giorni, che apre il racconto mitico delle origini (Genesi cap. 1-11) e l'intera Bibbia, adottando lo stile di Ges\u00f9 e facendosi respirare dal suo spirito. Un bel programma!<\/span><\/p>\n
<\/strong>\u00c8 stato membro della Commissione episcopale francese per il mondo operaio fin dalla sua fondazione nel 1950, e ha presieduto la commissione nel 1964 e di nuovo nel 1967. In altre parole, la carriera di Alfred Ancel copre un'ampia parte della storia dei sacerdoti-operai, di cui qui si presenta una breve panoramica, dal 1944 al 1974, in quattro periodi: 1944-1947; 1947-1954; 1954-1965; 1965-1974.<\/strong><\/span><\/p>Documento scritto da <\/span>Francesco Gayral<\/b>un sacerdote-operaio in pensione di Prado e della diocesi di Albi (<\/span>15 gennaio 2025).
Ultimo aggiornamento il 28 febbraio 2025<\/i><\/h5>\t\t\t\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t\t<\/div>\n\t\t\t\t<\/div>\n\t\t
1944-1947: i primi sacerdoti-operai<\/strong><\/p>\n
Il P.O. non ha un fondatore<\/strong><\/p>\n
Ancel e Suhard<\/strong><\/p>\n
Lettera di Ancel del giugno 1949<\/strong><\/p>\n
Organizzazione della P.O.<\/strong><\/p>\n
Un rapporto complicato con l'OP.<\/strong><\/p>\n
1954-1965: la speranza di una rinascita per l'OP.<\/strong><\/p>\n
Ancel e il periodo Gerland (1954-1959)<\/strong><\/p>\n
Il Concilio Vaticano II<\/strong><\/p>\n
Ancel e il Concilio Vaticano II<\/strong><\/p>\n
Iniziare a lavorare<\/strong><\/p>\n
Mission Ouvri\u00e8re e la P.O.<\/strong><\/p>\n
Gli sconvolgimenti del 1968<\/strong><\/p>\n
Ancel dopo il Concilio Vaticano II<\/strong><\/p>\n
Quale sar\u00e0 il futuro di tutto questo?<\/strong><\/p>\n
15 gennaio 2025<\/em> – Francesco GAYRAL<\/b>, sacerdote-operaio in pensione
<\/span>Se notate errori o omissioni significative, siete pregati di segnalarle al redattore di questo articolo, che sar\u00e0 lieto di riceverle.<\/em><\/p>\n
Fonti riguardanti Alfred Ancel<\/strong><\/p>\n\n
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